Roma - Quando il diacono, sotto al baldacchino, ha portato l'ostensorio nella navata centrale di San Pietro, sono scattati i flash delle macchine fotografiche e i tablet si sono alzati per riprendere la scena. Ma soprattutto, milioni di persone in tutto il pianeta hanno assistito in mondovisione televisiva o in diretta streaming su internet, rimanendo collegati per tutto il tempo dell'esposizione, a pregare in sintonia e contemporanea con papa Francesco. La più statica tra le cerimonie liturgiche - l'adorazione eucaristica - è diventata così un evento mediatico senza precedenti nella storia della Chiesa, con migliaia di località di tutto il mondo che si sono sincronizzate sull'ora di Roma e collegate con la basilica vaticana. Il pontefice, entrato portando la ferula utilizzata da Benedetto XVI e indossando sulle spalle il piviale previsto dal rito, ha assistito in silenzio.
L'arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione, aveva pensato ad un modo per solennizzare la festività del Corpus domini nell'ambito dell'anno della fede. Ed è nata così l'idea di un appuntamento che richiamasse all'unità dei cattolici attorno al mistero eucaristico. Il via libera era arrivato già da papa Benedetto, ma Bergoglio non ha esitato a sottoscrivere l'iniziativa. Anche perché proprio il pontefice argentino, durante le sue uscite pubbliche, più volte ha chiesto di concentrare l'attenzione su Gesù, piuttosto che su di lui. "Un piccolo rimprovero, ma fraternamente", ha rivolto ad esempio nella veglia con i movimenti: "Io avrei voluto che voi gridaste: "Gesù, Gesù è il Signore, ed è proprio in mezzo a noi!". Da qui in avanti, niente "Francesco", ma "Gesù"". E oggi, i cattolici di tutto il mondo lo hanno fatto. Per un'ora hanno concentrato gli sguardi sull'altare, condividendo lo schema di celebrazione con l'alternanza di lunghe fasi di silenzio, canti e preghiere accompagnate in San Pietro dal sottofondo di musica d'arpa. Anche se poi ogni comunità locale ha avuto facoltà di inserire simboli e intenzioni proprie.
Dall'Alberta alla Nuova Zelanda, dal Cile alla Russia: le diocesi si sono ritrovate nelle cattedrali, ma anche le singole parrocchie e le comunità religiose si sono organizzate. Monsignor Fisichella ha sottolineato con soddisfazione che adesioni sono arrivate dagli Stati in cui i cattolici sono in forte minoranza o da contesti geografici nei quali è stato difficile persino approntare illuminazione elettrica e protezione climatica per i fedeli, come nella foresta amazzonica o nelle isole del Pacifico, dove tra l'altro, a causa del fuso orario, l'adorazione è iniziata quando erano già le prime ore di lunedì.
Alla fine, per tutti, la benedizione di papa Francesco. Ma da parte del pontefice non è stata prevista omelia. Il senso della giornata lo aveva anticipato nel corso dell'Angelus, che lo ha visto agganciarsi all'omelia di giovedì scorso, quando, prima della processione per le strade di Roma, aveva sottolineato un richiamo alla solidarietà. Oggi il Papa è tornato sul tema: "Dio può tirar fuori il necessario per tutti" ma il miracolo dei pani e dei pesci, ha evidenziato, "più che una moltiplicazione è una condivisione, animata dalla fede e dalla preghiera". La festa del Corpus Domini, ha spiegato Bergoglio "ci chiede di convertirci alla fede nella Provvidenza, di saper condividere il poco che siamo e che abbiamo, e non chiuderci mai in noi stessi".
Ma dal pontefice, che in mattinata aveva celebrato messa alla presenza di alcuni militari e dei parenti di alcuni caduti nelle missioni di pace, sono arrivate anche parole di netta condanna alle guerre che, ha detto, "sono sempre una follia", il "suicidio dell'umanità", come ha detto anche nella cappella della Casa Santa Marta. Rievocando, a margine della preghiera mariana di mezzogiorno il radiomessaggio di Pio XII a ridosso del secondo conflitto mondiale, Francesco ha ripetuto: "Tutto si perde con la guerra. Tutto si guadagna con la pace". E ha chiesto alla piazza una preghiera silenziosa per i caduti e i loro familiari. Un pensiero lo ha rivolto anche al conflitto siriano, con un appello in favore dei sequestrati, tra i quali figurano due vescovi e il giornalista Domenico Quirico.
Via|La Repubblica di A. Gualtieri
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